Editore: Piemme
Prezzo: 18,00 cartaceo
Ben ritrovati carissimi amanti della Corea e di
tutte le sue sfumature! Siccome qui nel blog non riposiamo mai e il cervello è
sempre attivo e pronto a pensare a nuovi orizzonti da esplorare nella vasta
cultura coreana, quest’oggi vi presentiamo una nuova sezione in cui vi
proporremo tutti quei libri ambientati in Corea, aventi protagonisti personaggi
coreani, o scritti da autori locali. E proprio a tal proposito, vi parlo de “La
danzatrice di Seul” di Kyung-Sook Shin, una delle scrittrici orientali più
famose, nonché vincitrice del Man Asian Literary Prize, il prestigioso premio
della letteratura in Asia. Quest’ultima, è stata tradotta in circa 32 paesi e
vanta all’attivo tantissimi romanzi. Per il volume di cui mi accingo a
narrarvi, l’autrice si è ispirata alla storia vera della prima donna coreana
approdata su suolo europeo, colmando le lacune nei documenti storici con
supposizioni personali e versione dei fatti romanzata. Il libro si affaccia su
una Seul del 1890, quando al potere vi era l’ultima generazione della gloriosa
dinastia Joseon, prima dell’avvento dell’invasione Giapponese da lì a qualche
decennio. In questo contesto aristocratico e irraggiungibile vive la nostra
protagonista Yi Jin, una bambina che rimasta orfana viene cresciuta da Madama
Suh, una cortigiana che accoglie nella sua casa lei e Yeon, un bambino muto che
si esprime attraverso il suono del flauto. I due crescono, e mentre il
musicista comincia a sviluppare dei sentimenti per Yi Jin, quest’ultima
dimostra sempre di più uno spiccato intelletto che le permetterà di imparare
persino il francese, insegnatole da Padre Blanc, un missionario europeo
arrivato in Corea. Giorno dopo giorno la ragazza dall’aspetto incantevole
attira sempre più attenzioni fino a quando non viene portata alla corte reale
come serva. E proprio qui, grazie al suo aspetto etereo e delicato, guadagnerà
l’affetto della regina madre che non potrà fare a meno di prendersi cura di una
così aggraziata e stupenda figura, permettendole di cimentarsi nelle diverse
arti insegnate nel palazzo e in particolar modo nella danza. Danza che la farà
diventare la ballerina più famosa della Corea, ammirata non solo dagli occhi locali,
ma anche da quelli stranieri. Non a caso Victor de Plancy, un emissario
francese in visita alla corte di Joseon per avviare i rapporti con la Francia,
si innamora completamente di Yi Jin che cercherà in tutti i modi di soffocare i
suoi sentimenti conscia di suscitare le ire e le gelosie della regina. Ma
quando quest’ultima ritirerà la sua protezione materna, alla nostra Jin non
resterà che partire alla volta della Francia, con il suo ormai sposo Victor. Una
volta giunta in Europa, la danzatrice di Seul sarà ammaliata dalle bellezze
occidentali e dalla Parigi della Belle Époque così libertina, colorata e meno
rigida rispetto alla sua Joseon fatta di tradizioni e rigore. A Parigi, tutti
la guarderanno come un oggetto esotico speciale, e a distanza di anni dal suo
arrivo, gli sguardi curiosi non mancheranno di fissarla e giudicarla. E
nonostante viva come una signora dell’alta borghesia frequentate i più famosi
luoghi del posto, i pregiudizi locali non faranno altro che alimentare la sua
depressione e quel malessere fisico che svilupperà per aver abbandonato gli
affetti, Yeon, la sua danza e la sua Seul, dove vi farà ritorno nel 1895
accompagnata da Victor. E proprio qui, al tramonto di una dinastia gloriosa, Yi
Jin metterà in scena l’ultimo atto della sua danza.
Lo stile del libro è elegante ed è caratterizzato da
un linguaggio particolare, ma diretto e facilmente comprensibile. Tra le righe
poi, il lettore si ritrova a leggere termini tipici della lingua coreana e di
quella francese, per immedesimarsi meglio nei cambiamenti, e nelle transizioni
tra due diverse culture. Personalmente, la cosa che mi ha colpita di più di
questo romanzo è stata la volontà dell’autrice di dare voce a tutti quei cliché
e quegli stereotipi che sfociano nei pregiudizi più atroci e a cui sono
sottoposte le persone asiatiche. Attraverso la figura di Yi Jin, mette in luce
degli aspetti riconducibili alla nostra realtà: l’Asia vista come un posto
insolito, attraente e mistico e i suoi abitanti come figure strane, anormali, e
distaccate; il desiderio inconsueto degli occidentali di imporsi sulla cultura
orientale senza comprenderla, ma giudicandola; lo sminuire le tradizioni
coreane per la smania di seguire la moda del momento; una volta arrivati in
occidente, il pretendere dagli asiatici di conformarsi completamente alle
società locali, abbandonando qualsiasi uso e costume natio; l’etichettare le
culture asiatiche come qualcosa di buffo, minoritario e quasi incivile. È un
romanzo che fa riflettere su quanto la storia della protagonista sia attuale,
veritiera e colma di tristezza per dei pregiudizi infondati e deleteri. Ancora
oggi notiamo il fenomeno della “coreanizzazione” passatemi il termine e di
tutte quelle persone che non apprezzano realmente la cultura del posto e i loro
abitanti, ma pur di cavalcare l’onda del momento nei social, sono capaci di
trasformarsi ora in Korea lover, ora in Japan lover, a seconda del momento e
della fama. O ancora, quanto spesso abbiamo sentito commenti poco opportuni
sulla Corea, o in generale sui paesi asiatici, dettati dall’ignoranza e da una
presunzione di generi che, non dovrebbe esistere nell’epoca all’avanguardia in
cui viviamo? Quindi, Yi Jin protagonista del libro, altri non è che una
semplice ragazza che passa dalla povertà estrema ad una fortuna inaspettata. Ma
è una donna, e vive in un’epoca in cui sia ad Oriente che ad Occidente, la
figura femminile non ha troppi diritti e comincia a lottare per ottenerli. E
lei stessa, nonostante viva in una corte reale fatta di etichetta,
intransigenze e tradizionalismo, si emancipa imparando a leggere e a scrivere,
a parlare nuove lingue, a comprendere costumi stranieri e arti sceniche. Tutto
pur di evitare una vita di schiavitù, e sottomissione. Per quanto riguarda la
storia d’amore con Victor, quest’ultimo comprende la moglie e la sua cultura,
la accetta e addirittura ne condivide la sua malinconia una volta arrivati a
Parigi.
In conclusione è un romanzo che ripropone tematiche
attuali importanti, in un contesto diverso, più lontano da noi, ma con una protagonista
che dimostra coraggio nei cambiamenti, compassione per gli altri, e
accettazione di diverse culture.
Spero che la recensione vi sia piaciuta e vi abbia
invogliato a leggere un libro del genere che secondo me, vale la pena davvero.
Prossimamente arriveranno altri articoli, anche
dedicati alle poesie!
Saranghae!
Fonte immagini: pinterest
Come si fa a non amare ciò che scrivi? Sì, la recensione essendo chiara e trasparente mi invoglia a prendere e comprare questo romanzo, la trama sembra un vero e proprio viaggio nel passato in cui immedesimarsi nella protagonista, vivere con lei, imparare con lei, amare e intristirsi con lei.
RispondiEliminaÈ già nel carrello.
❤️
Io non posso che ringraziarti come sempre per le belle parole che hai per il blog, per la pagina e per noi!
Elimina